Rosa Luxemburg, ultima di cinque
figli, nasce nel 1871 presso Lublino,
nell’allora Polonia russa, in una
famiglia di commercianti ebrei. Di
salute precaria, claudicante sin da
bambina, frequenta il ginnasio femminile
a Varsavia e studia Filosofia e Diritto
a Zurigo, dove dal 1890 si lega
sentimentalmente a Leo Jogiches, ebreo
di Vilnius. Impegnata nel frammentato
movimento socialista polacco e in
contatto coi marxisti russi (Plechanov,
Aksel’rod), nel 1898 ottiene la
cittadinanza tedesca grazie al
matrimonio combinato con un amico.
Aderisce al partito socialdemocratico (Spd)
e a Berlino avvia una lunga amicizia con
Luise e Karl Kautsky, al cui fianco
polemizza con l’ala “revisionista”
guidata da Bernstein (cfr. Riforma
sociale o Rivoluzione?). La
Rivoluzione russa del 1905, in cui fanno
la loro prima comparsa i Soviet,
la spinge a individuare nei Consigli lo
strumento della rivoluzione: nel 1906
scrive Sciopero di massa, partito e
sindacati. Dal 1907 sostituisce
Hilferding nell’insegnamento di economia
della scuola di partito e alla fine del
‘12 pubblica L’accumulazione del
capitale. Con precoce originalità
coglie che l’imperialismo, nel
travolgere i vecchi vincoli
precapitalistici, afferma anche una
“civiltà spirituale”: la forma-merce
investe tutte le manifestazioni della
vita, l’“autovalorizzazione del
capitale” è così pervasiva da
confliggere con la sopravvivenza
dell’intero mondo vivente.
In tale tendenza all’espansione senza
limite, la guerra diviene ordinario
strumento di risoluzione delle crisi di
sovraproduzione: nell’imminenza della
Grande Guerra, Rosa è impegnata con ogni
energia a arginare la deriva
nazionalista che investe anche la II
Internazionale socialista. Già nel 1913
è condannata per aver invitato i soldati
tedeschi a non combattere contro i
fratelli francesi, e con Karl Liebknecht
osteggia il voto Spd a favore dei
crediti di guerra il 4 agosto del 1914
(cui corrisponderà l’allineamento dei
socialisti francesi all’Union sacrée).
Per la sua attività contro la guerra dal
febbraio del ‘15 al novembre del ‘18 è
in carcere quasi ininterrottamente.
Saluta con entusiasmo la Rivoluzione
russa del 1917, sempre rimarcando, anche
in polemica con Lenin, che la
rivoluzione deve essere opera
dell’esperienza diretta delle masse, non
di un ristretto partito di rivoluzionari
di professione (“il socialismo non è
fatto e non può essere fatto mediante
decreti… Il socialismo deve essere fatto
dalle masse”, e non dalla “massa informe
e caotica”, ma da “ciascun proletario”).
Insiste sul nesso inscindibile
socialismo-democrazia: la “prassi
socialista consiste in una rivoluzione
spirituale” che si alimenta della
libertà di stampa, di riunione e di
associazione. La democrazia è
“necessaria” e “imprescindibile”, “la
libertà è sempre soltanto la libertà di
chi la pensa diversamente”.
Dopo il crollo del Reich e l’avvento del
governo Ebert-Scheidemann (Spd), è
febbrilmente impegnata nelle settimane
che conducono la Germania alla
repubblica di Weimar. Leader della Lega
spartachista, al I congresso del partito
comunista così si esprime: “La conquista
del potere non si realizza tutta d’un
colpo, ma progressivamente, incuneandosi
nello stato borghese fino a occuparne
tutte le posizioni e a difenderle con le
unghie e con i denti… Dobbiamo lottare
passo a passo, corpo a corpo, in ogni
Stato, in ogni città, in ogni villaggio,
in ogni comune, per trasferire ai
Consigli degli operai e dei soldati
tutti gli strumenti del potere statale.
… È esercitando il potere che una massa
impara a esercitarlo. Non c’è nessun
altro mezzo per insegnarglielo”.
Luxemburg (che pure aveva condannato
l’anno prima in La rivoluzione russa
“la famigerata dissoluzione
dell’assemblea costituente” decisa da
Lenin e da Trotsky), sostiene la parola
d’ordine del Governo dei Consigli alla
Conferenza nazionale degli operai e dei
soldati tedeschi, che a metà dicembre si
pronuncia invece per l’elezione di
un’Assemblea costituente. Poco dopo
viene respinta a maggioranza la sua
proposta di partecipazione dei comunisti
alle imminenti elezioni. Ai primi di
gennaio 1919 non riesce a trattenere
Liebknecht dal sostenere la tragica
insurrezione di Berlino: con lui Rosa è
arrestata e assassinata dai Freikorps
nella notte tra il 15 e il 16 gennaio.
Stralci di lettere dal carcere
Rimanere un essere umano è la cosa
principale. … Rimanere umani significa
gettare con gioia la propria vita “sulla
grande bilancia del destino”, quando è
necessario farlo, ma al contempo gioire
di un giorno di sole e di ogni bella
nuvola… (dicembre 1916)
Spero di morire sulla breccia: in una
battaglia di strada o nel penitenziario.
Ma il mio io più intimo appartiene più
alle cinciallegre che ai “compagni”.
(maggio 1917)
Il soldato che accompagnava [i
bufali], un tipo brutale, prese a
batterli con il grosso manico della
frusta in modo così violento che la
guardiana, indignata, lo investì,
chiedendogli se non avesse un po’ di
compassione per gli animali. “Neanche
per noi uomini c’è compassione” rispose
quello con un sorriso maligno, e batté
ancora più forte… Gli stavo davanti e
l’animale mi guardava, mi scesero le
lacrime – erano le sue lacrime; per il
fratello più amato non si potrebbe
fremere più dolorosamente di quanto non
fremessi io, inerme di fronte a quella
dolorosa sofferenza… Oh mio povero
bufalo, mio povero, amato fratello, ce
ne stiamo qui entrambi impotenti e
torpidi, e siamo tutt’uno nel dolore,
nella debolezza, nella nostalgia. (dicemb.
1917)
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