Franco Fortini (pseudonimo di
Franco Lattes) nasce a Firenze nel 1917
(“ho l’età della Rivoluzione d’Ottobre”,
amava dire). Frequenta l’ambiente
intellettuale fiorentino, con una
precocissima avversione per l’Ermetismo
e l’antifascismo crociano o estetizzante
dei coetanei. Ebreo il padre, cattolica
la madre, entrambi non osservanti, ebbe
un’educazione laica. Nella lettura della
Bibbia, di Calvino, dell’esistenzialismo
di Karl Barth sviluppa una vocazione
religiosa, fino all’adesione, ventenne,
alla Chiesa Valdese: (“diventare
cristiano fu il mio détour per
diventare socialista”).
Laureato in Legge e in Lettere, nel 1941
è chiamato alle armi. Tra la caduta di
Mussolini e l’8 settembre è nella Milano
devastata dai bombardamenti, dove
assiste al crollo militare e civile del
Paese. Ripara clandestinamente in
Svizzera: qui riceve da Silone nel ’44
la prima tessera del Partito socialista,
che manterrà fino al ’58.
Dal 1945 si stabilisce definitivamente a
Milano. Tra gli animatori della rivista
di Vittorini «Il Politecnico»
(1945-47), è scrittore e appassionato
ideologo, analista delle idee in quanto
inseparabili dalle scelte morali e
dall’azione politica, con un’acutezza e
una sensibilità tormentate e tormentose.
Diviso fra Marx e Kierkegaard, è nel
lavoro culturale che situa il trait
d’union tra politica e vita, tra noi
e io. “La parola cultura - scrive già
nel 1945 - fa pensare ai libri o allo
studio, a un sistema di conoscenze
intellettuali. Per noi cultura è invece
il modo nel quale gli uomini producono
quanto è necessario alla loro esistenza,
la particolare maniera, mutevole per il
mutare dei mezzi di produzione, con la
quale essi entrano in rapporto con gli
altri uomini e con le cose. Cultura è la
forma nella quale gli uomini, nella loro
storia, si sono scambiati i prodotti del
lavoro, costruite capanne e cattedrali,
scelte le parole dell’amore; è la forma
varia nella quale hanno fissato i
costumi, i riti, le leggi; arato i
campi, esplorato il mare, condotto gli
eserciti, speculato i cieli, composto i
poemi”.
Fortini lavora come giornalista
(«Avanti!»), pubblicitario (Olivetti),
consulente editoriale, insegnante in
Istituti tecnici milanesi e poi
all’Università di Siena. All’opera di
poeta e traduttore, affianca l’intensa
attività di saggista-critico, che, prima
di collaborare a settimanali e
quotidiani di ampia tiratura («Corriere
della Sera», «L’Espresso», «Il Sole 24
ore», «il manifesto»), pratica
principalmente, tra gli anni ’50 e i
’70, su riviste militanti: «Discussioni»
(1949-53), «Officina» (55-59),
«Ragionamenti» (1955-57, la più
fortiniana), «quaderni piacentini»
(1962-84), che, pur con scontri e
contrasti, più ha avuto da lui e più gli
ha dato.
La sua produzione poetica e le sue
scritture militanti confluiscono in
molti volumi. Da Einaudi escono
Foglio di via e altri versi (1946) e
il diario di un viaggio in Cina Asia
maggiore (1956); negli stessi anni
per Comunità traduce Kierkegaard e
Simone Weil, e successivamente Proust,
Éluard e, in collaborazione con la
moglie Ruth Leiser, Brecht, e il
Faust di Goethe in dialogo con
l’amico Cases. Nel 1957, all’indomani
della rivolta ungherese, pubblica da
Feltrinelli Dieci inverni 1947-57.
Contributi a un discorso socialista,
estremo tentativo di riannodare
nell’autocritica il filo di un
socialismo possibile, dopo le traciche
delusioni seguite alle speranze della
Resistenza. Tra i primi a cogliere i
segni della modernizzazione
capitalistica anche in Italia (del 1961
è la Lettera ad amici di Piacenza,
poi in L’ospite ingrato, De
Donato 1966), negli anni ’60-’70 Fortini
è uno dei “padri” della Nuova sinistra.
Prima e dopo il Sessantotto, ridefinisce
radicalmente i rapporti tra
intellettuali e potere in molti saggi e
libri: Verifica dei poteri. Scritti
di critica e di istituzioni letterarie
(Il Saggiatore, 1965), I cani del
Sinai (De Donato, 1967), Saggi
italiani (De Donato, 1975),
Questioni di frontiera. Scritti di
politica e letteratura 1965-1977
(Einaudi, 1977). Raccoglie la produzione
poetica in Una volta per sempre.
Poesie 1938-1973 e Paesaggio con
serpente. Versi 1973-1983 (Einaudi,
1978 e 1984).
Da Garzanti pubblica nel 1984
Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984,
affilata critica del “nichilismo” degli
anni Ottanta, e, dopo la caduta del
Muro, Extrema ratio. Note per un buon
uso delle rovine. Del 1991 è Non
solo oggi. Cinquantanove voci (Ed.
Riuniti), “dizionario” di temi e
parole-chiave di mezzo secolo di lavoro
culturale. Attraverso Pasolini
(Einaudi, 1992) riassume la tormentata
storia dei loro rapporti. Il suo
testamento poetico, Composita
solvantur, esce da Einaudi nel 1994,
l’anno in cui Fortini muore a Milano il
28 novembre.
Nel 1996-97 la Manifestolibri dà alle
stampe Disobbedienze, scritti sul
manifesto 1972-1994 (prefazione
di R. Rossanda), del 2003 è il Meridiano
Mondadori Saggi ed epigrammi, del
2014 il corposo Oscar Mondadori Tutte
le poesie (entrambi a cura e con
introduzione di L. Lenzini). Carte e
libri donati da Fortini (oltre
cinquemila volumi) sono consultabili
nella Biblioteca Umanistica
dell’Università di Siena, ove opera il
Centro Studi Franco Fortini, la cui
rivista, «L’ospite ingrato», è edita dal
1998 da Quodlibet (www.ospite
ingrato.org) e nel corso degli anni ha
pubblicato inediti e dispersi dello
scrittore.
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