La nozione di lavoro è sicuramente l’unica
conquista spirituale che il pensiero umano abbia
fatto dopo il miracolo greco… Quanto al
movimento operaio, tutte le volte che ha saputo
sfuggire alla demagogia, ha fondato le
rivendicazioni dei lavoratori sulla dignità del
lavoro… Marx, la cui opera racchiude pure tante
contraddizioni, indicava come caratteristica
essenziale dell’uomo, in opposizione agli
animali, il fatto che egli produce le condizioni
della sua propria esistenza e così produce
indirettamente se steso.
(Simone Weil, da Riflessioni sulle
cause della libertà e dell’oppressione sociale,
1934)
Il radicamento è
forse il bisogno più importante e più
misconosciuto dell’anima umana. È tra i più
difficili da definire. Mediante la sua
partecipazione reale, attiva e naturale
all’esistenza di una collettività che conservi
vivi certi tesori del passato e certi
presentimenti del futuro, l’essere umano ha una
radice (…)
L’opposizione fra avvenire e passato è assurda.
Il futuro non ci porta nulla, non ci dà nulla,
siamo noi che, per costruirlo, dobbiamo dargli
tutto, persino la nostra vita. Ma per dare
bisogna possedere e noi non possediamo altra
vita, altra linfa, che i tesori ereditati dal
passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi…
L’amore per il passato non ha nulla a che fare
con un orientamento politico reazionario. Come
tutte le attività umane, la rivoluzione trae
tutta la sua linfa da una tradizione.
(Simone Weil, da La prima radice,
1943)
Simone Weil (Parigi, 1909 - Londra, 1943)
nacque in un’agiata famiglia ebraica laica e
assimilata e fu allieva del filosofo Alain.
Laureatasi in filosofia, giovanissima cominciò a
insegnare, venendo tra l’altro a contatto con
gli ambienti del sindacalismo di base francese.
Sin dai primi anni Trenta, maturò e rese
esplicita una critica radicale del totalitarismo
e dello stalinismo, interrogandosi a fondo sulle
condizioni di una liberazione reale della classe
operaia e più in generale degli uomini.
Seminari, collaborazioni a riviste, viaggi,
letture filosofiche e politiche, partecipazione
alle lotte sindacali si intrecciano nella vita
di questa ventenne tanto fragile quanto
incontenibilmente vitale. Coerentemente con i
suoi interessi spirituali, nel 1934-35 abbandonò
l’insegnamento della filosofia per fare
l’operaia, prima alle Officine Alsthom e poi
alla Renault. Nel ‘36 partecipò all’esperienza
del Fronte popolare in Francia e poi alla Guerra
civile spagnola nelle file repubblicane. Nel
corso di un viaggio in Italia, avviò una
profonda riflessione religiosa, che
l’accompagnerà fino alla precoce morte, senza
tuttavia trattenerla dall’impegno personale e
incondizionato nella Resistenza contro il
nazismo. Abbandonata la Francia con i famigliari
per sfuggire alla persecuzione antisemita,
lasciò la sicura New York per collaborare con
l’organizzazione di De Gaulle a Londra, da dove
chiese con testarda insistenza di essere
paracadutata in Francia, “in prima linea”, e
dove consumò le residue energie a scrivere un
testo per la ricostruzione politica d’Europa su
nuove basi.
Simone Weil è una pensatrice di eccezionale
profondità e lucidità, introdotta in Italia
dalle edizioni di Comunità con la pubblicazione
tra il 1952 e il ‘56 di tre libri fondamentali
(La condizione operaia, La prima radice,
tradotti da Franco Fortini, e Oppressione e
libertà). Nei decenni a noi più prossimi
Giancarlo Gaeta ha tradotto per Adelphi gran
parte dei suoi scritti, inclusi i quattro
ponderosi volumi di Quaderni.
Per Simone Weil teoria e prassi non sono mai
separate. Ad ogni pensiero deve seguire una
condotta coerente. Non c’è sua pagina che non
implichi il problema di «come vivere»:
innanzitutto per questo, la sua opera e
testimonianza di vita ci sembra imprescindibile
per orientarci nel presente.
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