Io non ho nessuna voglia di mettermi a citare il programma
elettorale del centro destra, ma è lo stesso tipo di modello. Due anni fa,
discutendo qua, il mio amico Bulla mi ha detto: "Sei sempre così arrabbiato".
Eravamo in vista delle politiche, sentivo cosa diceva Veltroni, non c’ero con la
testa, stavo male, pensavo: "Andrà malissimo". Tutti promettevano aumenti di
stipendio e riduzione di tasse, da Fini a Bertinotti. Mi sembrava e mi sembra
comico. Io non credo che si debba fare così. Credo che si debbano chiamare i
cittadini ed affrontare i loro problemi. So benissimo che un amministratore mi
potrebbe dire: "I cittadini non li vogliono affrontare i loro problemi". Io sono
qui perché i cittadini affrontino i loro problemi, sennò sto a casa mia e
affronto i miei. Lo capisco benissimo, a chi vuoi che interessino questi
discorsi? PSC? Per cui, sulle opere pubbliche io mi oriento nel senso di alcuni
colleghi che mi hanno preceduto. A volte si fa molto, si è fatto molto, a volte
si fa molto mi pare troppo in fretta, per cui si fa un po’ meno bene, bisogna
rifare i lavori o cose di questo tipo. Certamente ricordo una cosa: quando qui
audimmo il Presidente e l’intera Commissione della Qualità Urbana, della Qualità
Architettonica, adesso che mi viene in mente c’erano tutti, uno dei problemi che
emerse è: bisognerebbe fare un ragionamento complessivo sulle piazze, tutte
insieme: piazza Cavalli, piazzetta Plebiscito, piazza S.Antonino, piazza Borgo,
piazzale Libertà. Bisognerebbe fare un ragionamento sulle piazze. Non ci
riusciamo! E questo mi pare crei grandi problemi.
Non voglio tornare sul "Balzer", perché ricordo liti in
questo Consiglio comunale tra il Sindaco e l’allora consigliere Berra, il
consigliere Miglioli, il sottoscritto… Io aggiungo una cosa: io non voglio
parlare di Tantera, ecc., io voglio parlare di una certa cultura che è di questo
tipo: uno che gestisce un bar del genere deve avere un curriculum che non
riguarda i soldi, ma riguarda il sapere che cos’è gestire un bar storico. E
questo nel bando non c’era. Faccio solo alcune battute veloci, perché poi devo
dire delle altre cose proprio in ordine ad alcuni grandi problemi. Accennavo
all’assessore Dosi, disturbando il consigliere Ballerini, che non ho trovato
traccia nel bilancio di riferimenti alla Ricci-Oddi. Ovviamente lui mi dice: "La
Ricci-Oddi ha l’ambiguità che non è nostra, ha un suo bilancio. L’altra faccia
dell’ambiguità è che gran parte dei soldi ce li mettiamo noi", cioè la
Ricci-Oddi è sua ma i soldi ce li mette il Comune. E’ una situazione statutaria
balorda che non siamo riusciti a risolvere neanche negli anni precedenti. Credo
che c’abbia lavorato a lungo l’ex Presidente Brunetti, ma non siamo riusciti a
venirne fuori. Perché dico questa cosa? Perché intanto mi accodo a quanto hanno
detto altri sul problema delle biblioteche, quindi della biblioteca in generale;
va bene andare avanti sistemando quella persona fondamentale, mi pare che ci
siano due persone che dovrebbero entrare in biblioteca; va bene l’intervento sul
cortile. Ricordo che nel 2006 o nel 2007 è stata stralciata l’ultima parte di
completamento delle opere. Adesso quando ci arriviamo andrà fatto il
completamento generale.
Mi accodo al consigliere Ballerini quanto alla Fondazione
Teatri, senza dilungarmi, ma dicendo questo: giugno, in cui scade la convenzione
annuale transitoria con la "Toscanini", è lì, quindi dobbiamo darci una mossa.
Non dubito che l’assessore non se la sia stando, credo se la stia dando, ma è
lì, giugno… Cioè, non credo, anche se io non sono della maggioranza, ma ho
votato quel provvedimento, anche se potevano essere accolti un sacco di
suggerimenti per esempio del collega Salice che non sono stati accolti ma è lo
stesso, non credo che possiamo esordire con delle difficoltà alla prima
stagione. Quindi è un sollecito e un incoraggiamento dicendo… Per la verità,
"Teatro Gioco Vita" scade nel 2011, se la memoria non mi tradisce, l’emergenza è
l’altro. Accennavo alla Ricci-Oddi perché mi sembra fondamentale un ragionamento
sul sistema museale a Piacenza. Devo anche dire che è una cosa che mi è apparsa
con più chiarezza da una visita mattutina qualche sabato fa, con pochi
consiglieri e con l’estrema disponibilità della dottoressa Gigli per quanto
riguarda il Palazzo Farnese, e del professor Anelli per quanto riguarda la
Galleria Ricci-Oddi. L’ho accennato anche una volta in comunicazioni: lì noi
abbiamo delle potenzialità enormi, che non riguardano solo lo stato attuale di
Palazzo Farnese e lo stato attuale della Galleria Ricci-Oddi, ma le prospettive
di sviluppo legate al rapporto con la Fondazione, che è la proprietaria dell’ex
Enel di via S. Franca, e tutta una serie di questioni. Però, per andare
veramente in una direzione di sviluppo, c’è bisogno di uno scatto di
responsabilità, perché la situazione non è per niente buona. Ma lo dico non come
critica all’assessore Dosi o al presidente Anelli! Lì si sta lottando per la
sopravvivenza e contemporaneamente si sta cercando di pensare a cosa può essere
nel prossimo decennio un polo museale integrato che entri in un sistema di…
Contemporaneamente, poi, c’è il problema di chi alza il telefono. Non la voglio
far più brutta di quella che è, ma noi, se siamo consiglieri comunali, dovremmo
essere consapevoli e responsabili.
Vado solo per titoli. Non parlerò più di nidi perché io penso
che la cultura dei nidi pubblici non sia uguale, come dichiara la relazione
dell’assessore Castagnetti o del suo ufficio, a quella dei
privati-convenzionati, non ho neanche voglia di andarla a cercare,la riga… Anzi,
la vado a cercare e gli faccio vedere l’infelicità della frase, è un’infelicità
costitutiva, va da sé, non può che essere infelice. Perché i costruttori edili
mica possono essere anche dei gestori di nidi! Possono esserlo in quale mondo?
Nel mondo della cooperazione ultra-poli-valente. Allora leggo: "Stabilito che
l’offerta di posti nel nido Girotondo – che è quello che c’era davanti alla
chiesa del Corpus Domini – sarà recuperata attraverso il convenzionamento per
complessivi 60 posti bambini, con il medesimo soggetto privato aggiudicatario
dell’appalto per la ristrutturazione dell’edificio". Io, una roba così, non la
scriverei neanche sotto tortura… Foss’anche vera, cambierei frase. In parentesi
c’è scritto di come sono bravi questi aggiudicatari, che sono il sistema
dell’eccellenza. La raccontate a qualcun altro. Io non sono d’accordo. Non si
può essere buoni a ristrutturare gli edifici e a curare i bambini. Poi si può
farlo lo stesso, ma io ho dei dubbi.
Vengo a due questioni che mi stanno più a cuore. Una è Enìa,
è una questione enorme ed è assente dalla discussione. Io non lo dico in modo
polemico. Qui, nel dicembre 2008, è stata votata una certa cosa che è rimasta…
Ho letto qualcosa sulla stampa di domenica l’altra, che pare ci fosse un… questa
settimana con Iride, ecc. ecc. Perché segnalo questa cosa? Per due motivi di
fondo: uno riguarda un dibattito che è aperto sull’acqua in generale, che
secondo me non è un dibattito ideologico, e se si riesce a fare non un dibattito
ideologico, è un problema serio e importante su cui qualificare il futuro delle
Amministrazioni pubbliche, secondo me. Secondo: questa faccenda della multa che
riguarda, per esempio, A2A in proporzioni…L’altra sera – io sento solo la radio
– sentivo una crisi al Comune di Brescia. Non so neanche chi c’è al Comune di
Brescia! Ma tipo: mancano 30/40 milioni di euro nel bilancio perché erano
abituati a prenderne 100/120 dall’ex municipalizzata, quest’anno ce n’è che la
metà o cose di questo tipo. Cioè, lo dico per noi. Non so come andrà a finire.
Ho sentito il Sindaco dire: "Noi dovremmo cercare di trattare
un concambio leggermente diverso rispetto a quello che era stato deciso", cioè
se gli altri, che in generale valgono molto più di noi, valgono un po’ meno di
prima perché hanno qualche centinaia di milioni di euro in meno (non ricordo i
dati esatti), forse noi, invece di 4 e 7, siamo 5 e 1. Insomma, dei ragionamenti
di questo tipo. Quello che voglio dire è che siccome noi ragioniamo di bilancio
del Comune di Piacenza, finanziario e di altro tipo, Enìa è stata una parte del
Comune di Piacenza, TESA prima e poi ENIA, non dico decisiva, ma non
trascurabile, e in certi momenti rilevante anche per certe iniziative, ecc. Su
questo bisogna fare molta chiarezza. Ora, io non so chi la deve fare. Certamente
non ce ne dobbiamo dimenticare perché è un problema molto grosso, e non vorrei
che andasse a finire molto male.
L’ultima cosa riguarda il PSC e le aree militari. Veramente è
la penultima. Io sono abbastanza deluso della trattazione che c’è nella
relazione contabile, sia nella prima parte in cui si espongono le previsioni del
2010, sia nella parte finale in cui gli stessi uffici e assessori fanno alcune
considerazioni su quanto è avvenuto. Parto della questione che mi sta più a
cuore, che è quella delle aree militari, su cui leggo quanto segue. A pag. 273
si dice che l’incarico per la redazione del Masterplan delle aree militari, a
seguito dell’approvazione da parte del Consiglio degli indirizzi un anno fa
circa, febbraio 2009, è stato assegnato. "Nei termini previsti dal contratto –
prosegue la relazione – sono stati consegnati gli elaborati relativi alla prima
fase di lavoro che consiste nell’individuazione di possibili diversi scenari
evolutivi relativi alle singole aree. Gli elaborati sono stati presentati alla
Giunta nel mese di settembre, quindi quattro mesi fa. A seguito di ulteriori
contatti col Ministero della Difesa, nel mese di luglio è stata proposta al
Comune la nuova bozza di protocollo, sostitutiva di quella del 3 aprile 2008,
modificando le aree interessate, ecc. ecc. Quindi è necessario rimodulare le
successive fasi di lavoro del Masterplan. Le fasi successive saranno più
strettamente legate alla ricerca di operatori interessati a rendere fattibile
l’operazione".
Allora qui c’è qualcosa che non va, che non va nel senso che
non è chiaro chi decide cosa. Noi abbiamo fatto otto mesi di lavoro in una
Commissione chiamata speciale per le aree militari per tirar fuori alcuni
indirizzi, che in qualche modo sono stati anche apprezzati da questo Consiglio
comunale, e ne sono grato a questo Consiglio comunale e a tutti quelli che hanno
dato il loro contributo in quel lavoro lì. Questo lavoro, quasi sin dall’inizio
dell’attività della Commissione, ha avuto un macigno molto grosso, cioè un
protocollo firmato dal Sindaco di Piacenza e da un sottosegretario, ma comunque
dal Ministero della Difesa, ineludibile. Per cui, ci siamo trovati a fare la
discussione con una bella zeppa sul tavolo. Ora questa zeppa sparisce. Allora:
noi abbiamo approvato qua delle linee guida che avevano un certo indirizzo
dentro a una certa logica. Questa logica si è profondamente modificata. Io mi
limito a dire agli autori tecnici del Master plan: modificala. Ma modificala in
base a che. Di solito, quando il consigliere Crespoli interviene, io seguo e
dico: "Ha ragione Crespoli, dobbiamo tornare a discutere delle aree militari".
Non mi piace leggere sul giornale che il Sindaco, in momenti polemici suoi con
la sua maggioranza dice: "Il Masterplan ce l’ho lì", ma non lo tir fuori finché…
Poi i giornali… Non mi ricordo neanche se era virgolettata, ma suppongo di sì.
Quando il Consiglio è pronto, adesso non è pronto il Consiglio. Non lo so.
Questa è una cosa molto grossa. Io dico: il Consiglio è sempre pronto, tanto più
se si lavora per sollecitarlo e tenerlo aggiornato sugli sviluppi. L’ultima riga
mi lascia molti dubbi. Cosa vuol dire: "Saranno strettamente legati alla ricerca
di operatori interessati a rendere fattibile l’operazione"? No, io voglio
decidere io, sennò voto contro a tutto! Voglio decidere per un quarantesimo, non
che adesso andiamo avanti tre anni a contattare operatori disponibili a rendere
fattibile l’operazione, e arriva qui un pacchetto chiuso e stiamo qua tre notti,
Mazza e io facciamo la cosa procedurale, ecc. ecc. No, no, no! Dobbiamo
ragionare sulla città. Il ragionare sulle aree militari significa ragionare
sulla città.
- Interruzione –
La Giunta però dice che li ha presi dagli indirizzi passati
in Consiglio, almeno su quel punto lì. Un’altra cosa più in generale sul PSC,
relativamente al quale, come mi pare abbia già osservato il consigliere Mazza
non so quando, sono previste voci di finanziamento 2010-2011-2012, il che lascia
intendere che nel 2013 non è ancora finito questo PSC. Allora io credo che noi
dovremmo anche ragionare su dei tempi. Anche qui una riga che vi chiedo di
riferire a chi è interessato, perché non capisco cosa vuol dire. Leggo che viene
imposta, tra l’altro, la redazione contestuale di PSC e RUE. Ora, non posso
farla tanto lunga perché… Se siamo di fronte alla redazione contestuale di PSC e
RUE, suppongo da qualche provvedimento legislativo sovra di noi, da qualche o
legislazione regionale o nazionale. Tenderei a pensare regionale. E siccome noi
abbiamo sempre ragionato in termini, invece, di un conto del PSC , diciamo la
sua parte conoscitiva, ecc. ecc. Poi viene il RUE, poi viene il POC, ecc. ecc.
Se l’argomento è "il PSC è fermo perché bisogna farlo insieme al RUE", cioè il
nuovo regolamento edilizio, io non lo so, lo chiedo: me lo si dica e si riapra
un ragionamento. Però vorrei che voi vi ricordaste che nelle vostre linee
programmatiche di mandato, come anche nelle mie della passata consigliatura,
visto che ero in maggioranza, c’era scritto "la redazione, almeno l’adozione del
PSC".
Sono passati anni. Dico solo una cosa strana che ho visto
alla voce "Urbanistica". Si parla a un certo punto di due aree, una che si
chiama "Castello di Caratta-Gossolengo" e una che si chiama "I Vaccari", pag.
272. Siccome io sono uno di quelli che ha votato di vendere Cà Buschi senza
saperlo, adesso chissà quante robe non voto qua senza saperlo! Però ogni tanto,
quando ne vedo una, la segnalo. Non so cosa vuol dire, quindi mi rivolgo a voi.
Leggo che è stata trasmessa, suppongo da noi, la richiesta di cambio
destinazione d’uso del complesso agricolo Castello di Caratta a residenziale al
Comune di Gossolengo. Mi piacerebbe, quando c’è scritto "a", che ci fosse anche
scritto "da a", così eviterei delle polemiche col collega Romersi. E in corso
della … del complesso agricolo Palazzo Guglieri a I Vaccari per un cambio di
destinazione d’uso, anche qui a residenziale, non si sa da che. Non ho capito
bene. Per il rapporto che ho io con la lingua italiana, capisco che il Comune di
Piacenza sta mettendo a valorizzazione terreni agricoli con altre destinazioni
per farci residenziale in altri Comuni. Se è così, lo vorrei sapere.
L’ultima considerazione a cui vorrei dedicarmi, perché lo
faccio ora o mai più, e a tal fine sarei anche disposto a sforare l’ora, ma se
ci sto dentro è meglio, volevo riprendere un’affermazione che ho fatto il
Consiglio scorso, il 1° febbraio, nella difficile seduta che abbiamo tenuto qui.
Credo di avere affermato che questo Consiglio comunale non è in grado di
esercitare, di fatto non esercita, le sue funzioni di indirizzo e di controllo.
Lo penso profondamente. Ora uno potrebbe pensare: "Ma adesso viene qua D’Amo a
farci la lezione". No, io non voglio fare nessuna lezione. La stragrande
maggioranza di quello che avviene noi non lo sappiamo. Vi ho appena detto che io
ho votato la vendita di Cà Buschi senza saperlo, ho votato anche il cambiamento
dell’area su cui dovrebbe sorgere palazzo uffici, su cui, secondo me, non c’è
nessun indice di edificabilità perché era un’area di recupero da un’altra non
nuova, e non mi ero accorto, credevo di votare l’asilo nuovo e dentro c’era
ancora la modifica della convenzione. Mi sembra di essere uno tra i consiglieri
che ci guarda di più, mi sembra anche di essere un animale da carte, cioè uno
per cui una parola messa male lo attira, un numero civico vicino a un altro,
cose di questo tipo. Ma noi non siamo in grado di svolgere questa funzione.
Secondo me, lo dobbiamo dire.
Io non esercito nessuna funzione di indirizzo e di controllo.
Se il collega Colla non se ne ha a male e il collega Galvani non se ne ha a
male, a me sembra di poter dire che è molto difficile per il collega Colla o per
il collega Galvani esercitare delle funzioni di indirizzo e di controllo. La
cosa è così acclarata e così evidente…! Adesso magari questa è la terz’ultima
volta che parlo in bilancio, devo dire tutto quello che… Non voglio ripetere le
cose che ho già detto, così poi quando pubblicano le mie opere scelte, dice:
"Però ogni tanto variava". Allora, questa pagina iniziale della relazione sul
Consiglio comunale, basta, io non la voglio più vedere. Basta! Non sto neanche
lì a fare le polemiche sul regolamento, lo volevate cambiare, siete imbrigliati!
Non mi interessa niente! Non è questa l’attività del Consiglio comunale, non è
una polemica col Presidente! Se i Consigli comunali sono questa roba qua,
chiudiamoli! Qui ci dovrebbe essere scritto, secondo me… Questa è la mia idea di
città e di politica; qui ci dovrebbe essere scritto quante delibere di origine
consiliare il Consiglio comunale ha prodotto, quanti atti ha prodotto, quanti
indirizzi reali ha messo in campo, quante volte ha esercitato una funzione di
controllo rimandando al mittente una pratica che non era a posto, non come
problema di maggioranza, scandalo, giornali da vendere, come salutare democrazia
che si basa, da Locke e Montesquieu in poi, sull’equilibrio dei poteri, cioè su
robe diverse che si controllano tra di loro, per cui hanno una naturale
dialettica e poi si va avanti. Non ce n’è traccia, ma non quest’anno, solo che
gli altri anni non avevo il coraggio di dirlo: l’anno scorso, due anni fa,
cinque anni fa.
Partiamo dall’assessore di riferimento. Assessore Brambati,
tutto sbagliato! Non ce l’ho con l’assessore Brambati! L’assessore Brambati non
è responsabile dell’attività del Consiglio comunale! Lì si scrive "assessore
Brambati" perché si scambia un ruolo tecnico, deciso da un’organizzazione del
personale, deciso da certe idee che ha, per esempio, l’assessore Fellegara e
credo il Sindaco Reggi, e non c’entra niente con l’attività del Consiglio
comunale. Ci sono solo due possibilità, qua ci deve essere scritto "Ernesto
Carini", se volete "Lucia Rocchi, Luigi Salice, Carlo Mazza", chi volete voi,
oppure si ha il coraggio di dire che siccome seguire il Consiglio è una cosa
importante, come tante volte ho cercato di dire a Roberto Reggi quando ho avuto
una frequentazione superiore ad adesso, allora c’è uno che ha la delega ai
rapporti col Consiglio. E se ha la delega ai rapporti col Consiglio, allora mi
sta bene, se è Cacciatore, mi sta bene che sia Cacciatore, se è Brambati, mi sta
bene anche che sia Brambati, ma non perché è il tecnico del Decentramento!
Significa che questo rapporto è più univoco, cioè io, Consiglio, ti chiamo e tu
sei il mio assessore, non solo l’assessore di Reggi, se la tua delega è questa!
Come l’assessore ai Servizi è l’assessore degli anziani, non solo l’assessore di
Reggi: è tutte e due le cose.
Mi chiedo, quando faremo il bilancio, di quante mozioni sono
state attuate, non approvate, o ordini del giorno: fanno ridere. Mi chiedo se i
Consigli comunali che sono istituzioni, i Consigli provinciali, i Consigli
regionali, stiano riflettendo su quello che sta avvenendo a livello nazionale,
per esempio con una riduzione molto forte della rappresentanza nelle istituzioni
locali, su cui io posso anche convenire, non mi scandalizza mica! Certamente, se
tu mi dici "incominciamo dall’alto e riduciamo tutto del 20%", forse si possono
ridurre anche gli eletti in Consiglio comunale. Ma io non credo che noi possiamo
eludere, per esempio, di discutere dello scioglimento delle Circoscrizioni, che
noi possiamo eludere di discutere del ruolo di questa istituzione in rapporto ad
altre istituzioni analoghe.
Io voglio vedere, tra dieci anni, scritto in queste pagine,
alla voce "Segreteria del Consiglio", tre convegni, col Presidente del Consiglio
di Arezzo, quello di Napoli, quello di Dusseldorf, in cui si discute come
avviene la dialettica tra esecutivo e organismo di indirizzo e di controllo, e
se ci sono delle esperienze da modificare. E voglio un’altra cosa… Questa è la
mia idea, irrealizzabile: te l’immagini presentarsi con un programma così? Se mi
lasciano fare, mi presento con un programma così. Questa è la mia idea. Sennò
non andiamo da nessuna parte, perché noi stiamo dilapidando un patrimonio di
cultura politica che non abbiamo prodotto noi.
- Interruzione –
Presidente, siccome ho già rubato all’ultima riunione, mi
mangio i dieci minuti del secondo intervento. Grazie. Ho già rubato tre o
quattro minuti lunedì scorso, non voglio rubare anche oggi. Questo è un problema
su cui chiedere di riflettere, perché noi oggi discutiamo di PRG, di PSC, legge
regionale, legge nazionale, ecc. ecc., ne sappiamo poco o niente. Ma una cosa ci
dimentichiamo: che questa idea per cui la politica programma, la politica non è
il mercato, la politica è la comunità è il risultato di una cultura politica
inestricabile dalla civiltà occidentale: non sono gli architetti o gli ingegneri
ad aver pensato alle politiche del territorio, ma la politica… Vien da ridere,
ma la politica dovrebbe essere una roba superiore! Come la boxe… noble art. Vien
da ridere! Io ho degli studenti che hanno 18 anni, dirgli che la politica è una
roba seria vien da ridere! Ma non è la prima volta che la politica è ridotta a
una roba non seria, e noi dobbiamo smetterla di ridurla a una roba non seria!
Giacomo Ulivi, nella sua estrema lettera prima
dell’esecuzione da parte dei nazifascisti nel novembre ’44 lo dice tre volte:
Dice: "Certo, noi possiamo dire che abbiamo avversato il fascismo, ma dobbiamo
rispondere alla domanda "perché ha vinto?". E Giacomo Ulivi, che ha 19 anni,
risponde: "Perché ci siamo lasciati convincere che la politica faceva schifo".
Ora noi dobbiamo lavorare perché la politica non faccia schifo! Perché Edo, che
sarà anche un po’ zuccone, ma è una brava persona, non dica dal più profondo
dell’animo: "La politica fa schifo" e poi sta qui. E dobbiamo puntare a questo,
perché sennò è finita, sennò le Amministrazioni davvero sono degli assessorati
ai Lavori Pubblici, sono delle aziende di lavori pubblici. Il che confligge coi
problemi che abbiamo noi, perché i problemi fondamentali che abbiamo noi, il
problema fondamentale non è costruire il nuovo, ma la grande novità è conservare
quello che c’è, che è fondamentale, che ha un valore inestimabile.
Chiedo scusa per il tono un po’ che mi è scappato, chiedo
scusa, anche il tono è sbagliato.
Io ho un’idea di questo tipo di Consiglio comunale, di un
Consiglio comunale. Perché ho cercato anche di pensarci. Scriverò degli articoli
per qualche giornalino si semi-sinistra. Per esempio, questo: noi dovremmo poter
discutere con i tecnici liberamente. Forse dovremmo fare delle riunioni di
Commissione in cui vengono i tecnici, non l’assessore, e uno può fare tutte le
domande che vuole! Perché non è possibile che io, per farmi un’idea del
19.03.02, debba sentire cinque campane e poi fare la media e nessuno mi dica se
vale il 19.03.02 o vale il 18, e si prenda la responsabilità di questa cosa. Non
è possibile, perché sennò ci rimane solo Mazza. Ma come gli dicevo prima al bar,
bevendo un caffè, Mazza non è la media del consigliere, è un uomo che viene qua
tutti i giorni tre o quattro ore perché è in una fase della vita in cui ha la
possibilità materiale di farlo e la voglia di farlo. Ma se Colla scende dal
treno alle sei e mezza o io arrivo con la lingua fuori da un Consiglio, come
faccio a sapere quelle cose lì?
Quando io dico "esercitare davvero una funzione di
controllo", non si può risolverla dicendo: "Ma te ti fidi di Cacciatore o no?".
Ma che ragionamento è? La buona fede? Ma cosa c’entra? Allora io penso che il
futuro sia questo.
Chiudo con una battuta. Ringrazio pubblicamente di certi
apprezzamenti che ho ricevuto, per esempio, dal Sindaco Reggi, negli ultimi due
o tre mesi, della mia persona e del mio lavoro. Ho letto anche un’intervista del
vecchio consigliere Berra, il quale è vecchio più o meno come me, ma è vecchio
per anzianità di servizio, cioè ha 35 anni di amministrazione sul gobbone. Ho
sentito parlare anche di nuove alleanze e vivo anche in una città e in una
associazione dove mi dicono, uno mi ha detto: "Insomma, fai la stampella di
Reggi". Non è questo il problema. Noi non abbiamo bisogno di nuove alleanze,
perché il termine "alleanze" rispecchia un’epoca in cui c’era un rapporto tra
modi di pensare e insediamenti sociali, cioè il pensiero sociale della Chiesa
significava pezzi interi di società, modi di vivere. Il mondo sociale comunista
significava pezzi interi di società e modi di vivere, e i liberali erano i
signori, oltre che qualche uomo di alto ingegno – lo dico senza ironia – che
poteva permettersi di pensare liberamente.
Oggi che cosa vuol dire allearsi con l’UDC, allearsi con
l’IDV? Cosa vuol dire "culturalmente e socialmente"? Io non lo so. Io penso che
ci sia bisogno di un nuovo modo di far politica, di cambiare il come. E lo dico
non per ricavarmi un ruolo perché io posso anche andare a casa domani mattina.
Adesso, voglio dire, sono venuto qua, mi hanno eletto, gli ho detto
"eleggetemi", ho chiuso un mandato nei D.S. per cinque anni, nonostante Berra mi
abbia messo fuori due o tre volte, io ho finito nel gruppo D.S. dove ho
incominciato, mi è anche spiaciuto andar via, e sono qui e cerco di finire
decorosamente, poi vedremo cosa succede nel 2012. Ma io invito a riflettere
seriamente su cosa ci aspetta, perché la cultura che ha prodotto ciò in cui noi
viviamo oggi non viene più alimentata, la cultura politica, da nessuno dei suoi
rivoli. Pensate a cos’è diventata Bologna! Ma non lo scandalo di Cinzia! Io sono
favorevole alle morose, sono sempre stato favorevole qualunque roba siano: non è
questo il punto! Il punto, in termini di cultura politica, è: dov’è l’università
di Bologna oggi, dov’è la casa editrice il mulino, dov’è il cattolicesimo
democratico, dov’è il meglio della cultura amministrativa della sinistra
italiana – e termino – che a me faceva dire 25 anni fa, quando andavo a una
riunione del coordinamento dei consigli di fabbrica nell’84, che vedevo dieci
delegati che avrebbero tranquillamente potuto fare con grande sapienza il
segretario della Camera del Lavoro di Piacenza. Queste persone non ci sono più,
e non ci sono più per dei motivi: perché in realtà siamo tutti berlusconiani e
siamo tutti sempre impegnati alle candidature delle prossime elezioni e poi di
quelle dopo e poi di quelle dopo, e poi non ci sarà più niente. Noi dobbiamo
farle vivere queste istituzioni. Farle vivere significa capirci qualcosa. Io, di
questa roba qui, avrò capito il 10%, l’8, il 5, non lo so…! Se fossi seduto lì,
voterei a favore! Ho sempre votato a favore: non va bene! Bisognerebbe capirne
il 20, il 25, il 30. Non dico tutto, io non sono per capire tutto.
Grazie della pazienza.
… OMISSIS …