Piergiorgio Bellocchio

Per conoscere Orwell*

*Il testo di Piergiorgio Bellocchio qui riproposto è stato pubblicato nell’Unità del 14 dicembre 1992 e poi in Oggetti smarriti (Baldini&Castoldi, 1996). Di Bellocchio su Orwell va inoltre ricordato il magistrale saggio “Down and Out” in L’astuzia delle passioni (Rizzoli, 1995).
Tra i libri in italiano successivi a quelli considerati da Bellocchio, va segnalato innanzitutto il Meridiano, a cura di Guido Bulla, G. Orwell,
Romanzi e saggi (Mondadori, 2000), che propone i principali libri pubblicati da Orwell in vita (ma non La strada di Wigan Pier) e quasi quattrocento pagine della produzione saggistica. Molto utili sono la scrupolosa cronologia e il ricco apparato di note. Nel 2006 è uscito George Orwell, Gli anni dell’“Observer”. La raccolta inedita degli articoli e le recensioni (1942-49), Baldini Castoldi Dalai editore. Sono sia interventi politico-sociali che recensioni letterarie (per quanto una tal distinzione possa aver senso per un autore come Orwell). Cento articoli brevi, che danno la misura della qualità e prolificità di Orwell giornalista, molto utili e stimolanti per chi già ne conosca l’opera, anche perché concentrati nel periodo di elaborazione di Fattoria degli animali e 1984.

 La fortuna di Orwell, anche in Italia, dura da quarant'anni. Oltre al celeberrimo 1984, si possono trovare negli Oscar Mondadori La fattoria degli animali, Giorni In Birmania, Fiorirà l'aspidistra, Una boccata d'aria, e ancora quelle opere tra il reportage e il saggio politico-autobiografico nelle quali Orwell ha dato il meglio di sé, ma che sono generalmente poco appetite: Omaggio al1a Catalogna, Senza un soldo a Parigi e a Londra, La strada di Wigan Pier. Può darsi che anche queste abbiano venduto bene, se il pubblico le ha scambiate per romanzi: per abbandonarne subito la lettura, non appena accortosi dell'equivoco. Certamente non ha venduto bene Nel ventre della balena e altri saggi (Sansoni 1988), così com'è caduta nel vuoto la biografia di Bernard Crick (George Orwell, II Mulino 1991). La stessa sorte era toccata alla raccolta Tra sdegno e passione, una scelta a cura di Enzo Giachino dai quattro volumi dei Collected Essays, Journalism and Letters usciti postumi nel '68. Il libro (Rizzoli 1977) risulta tuttora disponibile, sempre fermo alla prima edizione dopo quindici anni, a prezzo conveniente (lire 16.000 per 448 pagine benissimo stampate e anche cucite). Un miracolo che non sia finito al macero: evidentemente, solo per distrazione.
C'è da noi un diffuso pregiudizio contro i libri che non appartengano a un genere definito. Il lettore e il critico esigono il romanzo e, nella saggistica, il libro a tema e di sicura appartenenza a una precisa disciplina (storia, filosofia, economia, critica letteraria ecc.). La mescolanza dei generi, gli ibridi, le zone di confine sono altamente sospette. Le raccolte poi, siano racconti o saggi, articoli o documenti, sono evitate a priori come merce scadente, di seconda mano, avanzi, scampoli, minestre riscaldate...
Non deve quindi stupire l'insuccesso di Tra sdegno e passione, nonché la scarsa attenzione della critica. Mentre si tratta di un libro che ne meriterebbe più di tantissimi altri (anche qualcuno dello stesso Orwell).

 Già solo il testo d'apertura, Giorni felici, un racconto-saggio autobiografico che rievoca il periodo passato a St. Cyprian, una scuola preparatoria per accedere a una delle prestigiose Public Schools (Eron, Harrow ecc.), è per profondità d'analisi e forza espressiva uno dei massimi risultati dello scrittore. Quell'esperienza fu così frustrante e dolorosa (inutile dire che il titolo è ironico) che Orwell non riuscì a scriverne se non dopo che erano passati più di trent'anni.
L'assurdità dell'insegnamento scolastico, la durezza della disciplina, la repressione sessuale: questi i più espliciti bersagli della denuncia di Orwell. Ma dietro c'è l'ingiustizia del sistema classista, con le sue crudeli divisioni, anche all'interno della medesima classe. Il piccolo-borghese Orwell è praticamente un povero rispetto ai compagni, Non potrebbe pagare la retta, ma la scuola gli fa credito, puntando sui brillanti risultati che si attende da lui: deve vincere a tutti i costi una borsa di studio, facendo così un'ottima pubblicità alla scuola stessa. Il modo subdolo con cui il direttore e la moglie lo ricattano, ricordandogli continuamente l'equivocità della sua posizione e il suo stato di debitore, per ridurlo all'obbedienza e spremerne il massimo profitto, tocca punte quasi insostenibili.

Il libro è diviso in sezioni che ripercorrono, in ordine cronologico, le tappe più importanti della vita di Orwell. Dopo l'adolescenza a St. Cyprian, due testi memorabili sul periodo del servizio prestato nella polizia inglese in Birmania: L'elefante fucilato e Un impiccato. La terza sezione, Avventure tra i poveri, è composta da pagine di diario e appunti giornalistici che saranno poi sviluppati in Senza un soldo a Parigi e a Londra e soprattutto nella Strada di Wigan Pier. Dal fascino della scrittura diretta di queste prime stesure alla riflessione di Sguardo retrospettivo sulla guerra spagnola, un saggio che integra la testimonianza di Omaggio alla Catalogna.

 La guerra mondiale, che Orwell aveva lucidamente previsto, è alle porte. Ma, ancora traumatizzato dall'esperienza spagnola, Orwell si rifugia per qualche mese nella speranza pacifista, di cui presto si vergognerà. È lo stesso percorso di Simone Weil. Non potendo partecipare come soldato per le sue precarie condizioni fisiche, combatterà attraverso i giornali e la radio. Gli scritti 1940-45 sono notevoli per la riscoperta dell'Inghilterra, delle sue tradizioni, costumi e caratteri. Ma il neo-patriota Orwell non perde mai di vista i problemi sociali del paese, e non rinuncia alle sue idee e ai programmi di radicali riforme in senso socialista.
Dalla guerra vinta alla "pace perduta". Già nel '44 Orwell avverte che la sconfitta di Hitler non porterà con sé quel necessario rivolgimento economico-sociale che si era augurato e per cui non aveva mai smesso di battersi. Se l'Urss è una minaccia, non meno minaccioso è il capitalismo inglese e soprattutto americano che la guerra ha ulteriormente potenziato. Da questa delusione e da questa disperazione nascerà l'agghiacciante contro-utopia di 1984.
Da anni era malato di tubercolosi e tutto il '49 lo passò ricoverato in sanatorio. Morì il 21 gennaio 1950. Dal Diario degli ultimi mesi scelgo il passo in cui Orwell è colpito nel riascoltare dopo molto tempo, "tanto che il mio orecchio si andava sempre più abituando alla pronunzia degli operai e dei piccoli borghesi", delle voci con l'accento delle classi superiori: "E quali voci! Voci sazie, fatue, sufficienti, costantemente interrotte da risatine sciocche, soprattutto un senso di pesantezza e opulenza combinato con una fondamentale malignità. Insomma le voci di gente che, si sente istintivamente anche senza vederli, sono nemici di tutto ciò che è intelligente, assennato, bello. Come stupirci se tutti ci odiano?"